Suona strano, io+colloquio di lavoro, eppure è successo.
Ho camminato da casa mia fino alla stazione dei bus, ho chiesto dove fosse la fermata del numero 3, ho trovato la strada giusta. Il bus numero 3 stava arrivando in quell'istante. "Che culo", ho pensato.
Una volta seduta, mi sono resa conto che non avevo controllato se la direzione era quella giusta. Così ho chiesto all'autista e, ovviamente, avevo sbagliato. Sono scesa. Ho camminato fino alla fermata dopo. Era l'ultimo bus papabile altrimenti sarei arrivata in ritardo.
Sono salita sul numero 3 che andava nella direzione giusta. "Che culo", ho pensato un'altra volta.
Ovviamente di fronte a me si è seduto un tizio che parlava da solo, giocava con una banconota, tossiva sputacchiando e di quando in quando mi fissava. Il tutto mentre il pullman attraversava, con una lentezza devastante, il quartiere più brutto della città e una zona industriale.
In quel momento ho pensato che la vita mi stava proprio prendendo per il culo.
Arrivata a Cove Bay, ho cambiato completamente idea. Sono finita in un paesino che profuma di mare, pieno di casette grige, con i bambini che giocano per strada e due negozi di alimentari.
E questo albergo.
Domani tornerò qui per vedere come funziona e per vedere se io funziono. Speriamo! È un po' lontano da casa mia ma è così carino che mezz'ora di pullman me la faccio volentieri.
Che strana, la vita quasi adulta.
Giulia
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